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  Sito della Parrocchia  San Nicola - Via Fiani -  Torremaggiore (FG)
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                                        RELAZIONE  del CONSIGLIO PARROCCHIALE

Gruppo di lavoro ambito 4° :

 LA TRADIZIONE

 Il tema della Tradizione non può essere affrontato senza dare prima un significato esplicativo della parola.” “La tradizione non è trasmissione di cose o parole, una collezione di cose morte. La Tradizione è il fiume vivo che ci collega alle origini, il fiume vivo nel quale sempre le origini sono presenti, il grande fiume che ci conduce al porto dell’eternità. Ed essendo così, in questo fiume vivo si realizza sempre di nuovo la parola del Signore: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20) “” (Benedetto XVI, udienza del 26/04/06).

Così intesa, la tradizione diventa vita, comunione dei fedeli intorno ai Pastori; essa diventa il nostro  punto di partenza, presenza efficace del signore Gesù che accompagna e guida la comunità, parola e vita, continuità e testimonianza.

Considerare noi stessi come staccati da ciò che ci precede significa rendere vana la speranza del futuro e solo chi ha già sperimentato questa presenza nella sua vita può farla nascere in noi. Ecco quindi che la Tradizione diventa trasmissione da un uomo  che ha accolto Cristo nella sua vita a un altro uomo che lo segue. Un testimone autorevole della Tradizione è colui che ha conosciuto Cristo, lo ha amato, ha messo in pratica i suoi insegnamenti e trasmette agli altri ciò che ha ricevuto e accolto.

Da questo punto di vista il ruolo della famiglia costituisce il primo e decisivo avvio di quell’azione educativa che deve vederci impegnati nell’arco dell’intera vita e richiede un impegno costante non solo in chi viene educato, ma anche in chi educa. La Tradizione intesa come comunicazione dell’ideale cristiano attraverso la vita e le opere dei testimoni, diviene necessariamente impegno missionario: annuncio che vi è una risposta certa alle attese che noi condividiamo con tutti gli altri fratelli.

L’umanità ferita, che si allontana sempre più da Dio, può ritrovare se stessa solo nella tradizione vivente della Chiesa, ma la tradizione ha bisogno di ciascuno di noi per continuare la sua opera. A noi, a cui è stata rivelata la via della salvezza, spetta il compito di percorrerla con coraggio  vivendo le nostre attese, le nostre esigenze, le nostra domande con la consapevolezza che solo Cristo può rispondere e verificare tutto questo nella vita di tutti i giorni, nel lavoro, nella famiglia, nella politica…

I Gruppi di lavoro che a Verona hanno affrontato questo tema, hanno privilegiato la questione antropologica  considerando come “prima urgenza nella trasmissione della fede quella di intercettare, valorizzare e farsi carico delle domande, dei problemi e delle attese degli uomini di oggi”. In questo ambito sono stati individuati due tipi di bisogno, quello dei giovani e quello degli stranieri. A tal riguardo il nostro gruppo ha esaminato le attività pastorali già presenti nella nostra diocesi, sensibile da tempo a queste problematiche. Ecco le più significative:

-         la Caritas, che opera in numerose parrocchie ed è organizzata in modo da rispondere alle prime necessità dei più deboli ed emarginati;

-         l’epicentro giovanile, centro in cui giovani a rischio trovano accoglienza e una proposta di coinvolgimento in attività varie: artigianato, giardinaggio…;

-         mense per immigrati, luoghi di incontro e di scambio;

-         una scuola per catechisti a livello diocesano per la formazione degli educatori non solo in senso professionale e tecnico, ma anche e soprattutto spirituale;

-         pastorale familiare organizzata nelle singole parrocchie attraverso catechesi comunitarie, centri di ascolto, corsi di preparazione in vista della celebrazione dei sacramenti.

L’elenco delle diverse iniziative ed attività potrebbe continuare ancora per cui, più che chiederci quali vie nuove si possono concretizzare, abbiamo ritenuto opportuno riflettere su ciò che occorre fare per migliorare ciò che già esiste per non interrompere quella “catena del servizio” di cui parla Papa Benedetto e che, iniziata con gli Apostoli, continua fino ad oggi e continuerà fino alla fine del mondo.

Nel nostro gruppo abbiamo messo al centro della riflessione la famiglia, come luogo privilegiato dell’esperienza e della testimonianza cristiana. E’ risaputo che le famiglie oggi, sempre più fragili, condizionate dal bombardamento dei mass media, in una società sempre più materialista e permissiva,  non sono più in grado di trasmettere  quei valori e quella formazione che sono alla base della Tradizione, e perciò nei giovani c’è un vuoto che essi cercano di colmare coi beni materiali.

Di qui l’invito a privilegiare la famiglia nell’attività pastorale, magari con l’istituzione di un osservatorio permanente che consenta di dare aiuto alle famiglie in difficoltà e che accompagni le famiglie più giovani nel loro cammino non sempre facile. Un’iniziativa del genere è già stata sperimentata in alcune realtà parrocchiali, ma occorre dare ad essa continuità e, soprattutto, formare in modo adeguato gli operatori.

Le coppie che frequentano i corsi di preparazione al matrimonio non devono essere perse di vista, così come quelle che si preparano al battesimo dei propri figli.

La parrocchia deve anche farsi carico dell’educazione dei giovani, ma nel fare questo deve tenersi lontana da uno sterile attivismo che porta i giovani a impegnarsi in tante iniziative senza dare ad essi l’opportunità di scoprire il vero senso della vita, senza capire fino in fondo il significato di ciò che fanno. I tanti momenti di catechesi non sono vissuti come occasione di confronto, ma in modo passivo e superficiale, e questo anche a causa della scarsa testimonianza offerta talvolta da chi fa catechesi. Riteniamo perciò fondamentale insistere sulla formazione personale e comunitaria dei catechisti. Come suggerisce il santo Padre, la Parola ha bisogno della persona per essere presente, ma la persona è legata alla Parola e di essa si deve nutrire per essere testimone credibile.

In conclusione pensiamo che i tre punti fondamentali su cui soffermarsi nell’ambito della Tradizione siano la famiglia, i giovani, la formazione dei catechisti, fermo restando che ognuno di noi deve essere in prima persona “Testimone del Signore Risorto”. Sono aspetti non nuovi e su di essi si è già lavorato, ma occorre migliorare la qualità degli interventi, renderli costanti nel tempo, soggetti a una continua verifica, che deve coinvolgere i laici , ma anche i consacrati,in comunione  con le altre realtà presenti nel territorio.

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