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“…MIA ROCCIA DI SALVEZZA, IN TE LA MIA SPERANZA…”
«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore.” (Lc 2,10-11)
È così che l’Angelo annuncia ai pastori e a noi che la vera salvezza è giunta.“E’ più vicina ora di quando diventammo credenti” (Rm 13,11)
Nel mare della quotidianità fatta di amicizie ed emarginazioni, di vicini e lontani, di centri caotici e silenziose periferie, nel cuore di ogni uomo che porta con se tutta la sua storia fatta di scelte e cambiamenti, di paure e desiderio anelante di amore e pienezza, fa breccia nel silenzio di una notte una stella, la cui scia conduce ad una luce più grande, “quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Porta ad un bambino, mistero d’amor...e infinito, Re dei re e scandalo per i benpensanti, nato da Maria, una ragazza che ha fatto di se stessa la culla del Creatore diventando Tabernacolo vivente che ora mostra questa creatura al mondo, luminosa come la luna che riflette la luce del Sole senza tramonto.
Al suo fianco, silenziosamente e nell’ombra dell’umile dimora riscaldata non solo dal fuocherello del camino acceso ma inebriata dal calore dello Spirito, Giuseppe, uomo buono e giusto, accoglie il Figlio dell’uomo e Gli rimane fedele in ogni momento e fino alla fine dinanzi a quel “mondo” che si scorge dalla finestra, fatto di uomini e donne che Lo hanno riconosciuto e hanno vissuto di Lui e per Lui, e di tanti altri che non lo hanno accolto e si sono persi nel mare delle proprie convinzioni credendo di poter bastare a se stessi.
La Chiesa deve sapersi spezzare e farsi cibo, come ricordano uva e grano e dare lei stessa da mangiare.
L’umanità, come il pastore, è chiamata a irradiare la luce ricevuta dal Signore, a guardare oltre il mare, a volte tempestoso, della propria vita, a consumarsi come la cera di una candela che arde d’amore e a portare sempre con sé l’Agnello.
Occorre salire e saper stare sul monte con la convinzione che si cresce mentre lo si scala e ci si mette alla sequela di Cristo, roccia di salvezza e baluardo e non restando accomodati nelle proprie sicurezze.
Bisogna andare ed attingere con gioia alle sorgenti della salvezza (Is 12,3), a quel Dio fatto uomo e anelare a Lui come fa la cerva ai corsi d’acqua (Sal 42,2). Non smettere mai di dissetarsi e riempirsi non come otri screpolati, ma come bellissimi e preziosissimi vasi d’argilla nelle mani del vasaio (Ger 18,6) .
L’augurio per questo Natale è di essere come quel muschio fortemente aggrappato a Cristo nostra roccia, come la corda saldamente unita all’ancora di salvezza e cantare e suonare come gli angeli le lodi al Dio Altissimo.