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La Confraternita del Rosario e la Chiesa di S. Anna
Le prime notizie della nascita delle confraternite, dice lo
“Schiappoli” si ebbero nel X- XI secolo, le Associazioni Laicali
diversi secoli prima. La nostra
Confraternita, nasce o per lo meno le prime notizie ci giungono quando
ufficiava la sua devozione alla “Madonna
dei Quindici Misteri” nella cappella di Santa Lucia nella chiesa
Matrice di San Nicola (XVI secolo). La
Confraternita del SS. Rosario, in questa chiesa, era attiva nelle opere di
carità, accanto ad altre Confraternite colà domiciliate; quella di S.
Antonio Abate, della Sacra Cintura, di San Carlo. Lo spirito associativo
del Rosario, prevalse sugli altri, tanto che ancor oggi svolge la sua
opera di diffusore dell’amore del Cristo, del pensiero di Francesco
nonché quello della Madonna del Rosario.
Fu nel 1642, in una visita di Mons. Francesco Antonio Sacchetti,
che implicitamente “Riconobbe e
Sanzionò” con la sua piena autorità ordinaria, l’esistenza della
Confraternita anche se solo sotto il titolo di “Sodalidas”.
Di poi Confraternita. La
forte crescita di questo sodalizio creò alla chiesa Matrice non pochi
problemi di spazio, tanto che fu costretta, quale soluzione, ad ufficiare
in una casa attigua, poi diventato forno (Selegg o Cesaruccio), 1702. I
tanti lasciti, permettevano di aiutare i bisognosi, di concedere prestiti
a basso tasso d’interesse, e non ultimo il Principe Raimondo de Sangro
cui i liquidi non bastavano mai. Dirimpetto al loro Oratorio la famiglia
de Sangro aveva nel 1701 appena finito una chiesa cui attribuirono il nome
di “Sant’Anna”, nata
dall’esigenza di tumulare i decessi di famiglia e perciò quale
sepolcreto. Il miracolo, la
Confraternita lo ebbe; Raimondo finì la Cappella dei San Severo “Il
Tempio della Pietà” in Napoli nel 1745-1768, con la realizzazione
dell’ultima opera di Paolo Persico “La
Soavità del Gioco Maritale” quale definitivo sepolcreto dei Duchi
di Torremaggiore e Principi di San Severo. La Cappella napoletana adorna
d’opere d’arte come “Il Cristo
Velato” del Sammartino ospitò tutti i deceduti di famiglia. Era ora
la Cappella di Sant’Anna in Torremaggiore che era spoglia e vuota.
Complicata fu l’assegnazione, non so se Sant’Anna parlò a Maria ed
essa al figlio, certo è che il buon Raimondo concesse la chiesa alla
Confraternita del SS. Rosario con atto di donazione dei notai Carlo Ricci e
Francesco di Maggio. Questa chiesa fu gestita sempre dalle migliori
famiglie di Torremaggiore, fino ai tempi nostri e con quelli dei Priori,
Giuseppe Renzulli e Matteo Di Ianni, dopo di loro, ci fu un periodo buio e
tenebroso. Per incanto,
questa Chiesetta che al mezzodì d’ogni giorno festivo, con il suo
rintocco chiamava una moltitudine di persone, fece ancora il suo miracolo.
Nel 1981, per volontà di Mons.Angelo Criscito, nasce il “Movimento
Missionario Cenacolisti”, fondato da Don Francesco Vassallo nella
Parrocchia della Fontana. Era il pupillo di questo venerato
sacerdote, Savino Silvano Faienza, che pensò bene di insediarsi nella
chiesa di Sant’Anna chiamata impropriamente del Rosario.
Era stato nominato in quel tempo Commissario straordinario per la
Confraternita, l’Ill. mo Avv. Mario A. Fiore, degno figlio Spirituale
dell’allora Arciprete di San Nicola, Don Antonio Lamedica, che provvide
alla vestizione dei nuovi arrivati e gli conferì il titolo di
Confratelli. Dal
1981 ad oggi è difficile annoverare quello che sono stati capaci di fare;
muratori, elettricisti, imbianchini, elemosinanti. Io li conobbi nel 1987
in occasione del restauro eseguito alla Beata Vergine del Rosario, e
nonostante fossero stanchi, si riunivano in cerchio mano nella
mano…cantavano e pregavano, mi dettero la mano e mi portarono in
cerchio, cantai anch’io….Felice notte fratelli.
Lo spirito religioso, l’amore verso il prossimo, quel sorriso,
sono cose non comuni. Restaurarono dalle fondamenta la loro chiesa, io fui
incaricato di dirigere i lavori e di provvedere ad alcuni lavori, erano
loro però i primi, dal lavoro più umile a quello di prendere il pennello
e pitturare. Questi infaticabili uomini avevano il dono di saper fare ogni
cosa. Quel Priore aveva la fede di Don Gnocchi, e la fiducia di San
Giovanni Bosco. Ricostruirono la torre campanaria, la volta della chiesa,
le mura, il coretto, ogni cosa come il tosello in oro, i marmi degli
altari, le ringhiere, le nicchie e tanto ancora. Gli feci per rispetto il
totale restauro di Sant’Anna senza alcun compenso. La chiesa di
Sant’Anna è grancia di San Nicola, perciò responsabile è
l’arciprete. Non mancò mai della visita quotidiana, consigliò e se ne
prese atto. Era
l’ora della calura, la fatica, il silenzio era interrotto da un acuto di
Raffaele che annunciava la venuta delle consorelle con il caffè, bibite e
biscottini. Mario cui è stato affibbiato il nomignolo di presidente, un
caro ricordo, incommensurabile il suo attaccamento, la sua disponibilità.
Don Peppino Ciavarella, che coadiuvò il Vescovo Mons. Michele
Seccia della Diocesi di San Severo, nella cerimonia della riapertura al
culto del 24 aprile 1998, fu anche lui felice, quando il Monsignore la
definì “Piccolo Gioiello”. Sono
queste strutture, congregate solidamente
per un Priore molto umile, il savio, l’instancabile, che nei momenti
di preoccupazione da parte mia, egli mi diceva Il
Signore è grande, vedrai, non ci abbandonerà. Questo è il Priore
che ha saputo dare tanto splendore, quanto il Giubileo, Savino Silvano
Faienza. (Matteo Zifaro)
Foto di gruppo dei Confratelli (Foto Patta) |
processione del Venerdì Santo (foto Patta) Processione del Venerdì Santo. : (foto Patta) Processione del Rosario (foto Patta) Chiesa di S. Anna: altare Chiesa di S. Anna
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